AFFIDO CONDIVISO E NO!FIGLI MINORI NELLA SEPARAZIONE BOLOGNA
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per l’aspetto patrimoniale, quindi il danno emergente o il lucro cessante derivante dalla lesione;
per l’aspetto non patrimoniale, quindi il danno biologico e morale, cioè le conseguenze psicologiche che conseguono al peggioramento fisico (pensiamo ad un esaurimento da stress).
L’affido condiviso dei figli minori nella separazione è il regime di affidamento previsto dalla legge italiana (art. 337-ter del Codice Civile) che stabilisce che entrambi i genitori debbano continuare ad esercitare la responsabilità genitoriale in modo paritario, anche dopo la separazione o il divorzio.
Principi dell’affido condiviso
- Interesse preminente del minore – Le decisioni devono tutelare il benessere psicofisico e la crescita equilibrata del bambino.
- Ruolo paritario dei genitori – Entrambi i genitori partecipano attivamente alla vita del minore e alle decisioni più importanti (salute, educazione, istruzione).
- Residenza prevalente o alternata – Il minore può avere una residenza prevalente presso uno dei due genitori oppure vivere a tempi alterni con entrambi.
- Diritto di frequentazione – Il genitore non convivente ha diritto di vedere il figlio con modalità stabilite dal giudice o concordate tra le parti.
- Assegno di mantenimento – Se uno dei genitori ha una situazione economica più stabile, potrebbe essere tenuto a versare un assegno per il mantenimento del figlio.
Quando l’affido condiviso non è possibile?
L’affido esclusivo può essere disposto dal giudice solo se uno dei genitori è ritenuto inadatto o pregiudizievole per il minore, per esempio in caso di:
- Violenza domestica
- Abuso sui minori
- Dipendenze gravi (alcol, droghe)
- Mancato interesse verso il figlio
Come si stabilisce l’affido condiviso?
- Accordo tra i genitori: Se c’è intesa, si può presentare un accordo congiunto al giudice.
- Decisione del giudice: Se i genitori non trovano un accordo, sarà il tribunale a stabilire le modalità di affido, ascoltando anche il minore se ha almeno 12 anni (o anche più piccolo, se ritenuto capace di discernimento).
Conclusione
L’affido condiviso è la regola generale in Italia e mira a garantire ai figli una crescita serena, mantenendo un rapporto equilibrato con entrambi i genitori. Tuttavia, può essere derogato in casi eccezionali a tutela del minore.
Se hai bisogno di ulteriori chiarimenti o di consulenza legale specifica, ti consiglio di rivolgerti a un avvocato specializzato in diritto di famiglia.
OPPORSI A AFFIDO CONDIVISO FIGLI
Come opporsi all’affido condiviso dei figli minori?
L’affido condiviso è il principio generale previsto dalla legge italiana (art. 337-ter c.c.), ma può essere derogato in favore dell’affido esclusivo se vi sono motivi gravi che rendono uno dei genitori inadatto a prendersi cura del minore. Per opporsi all’affido condiviso, è necessario dimostrare al giudice che l’altro genitore non è idoneo a garantire il benessere del bambino.
Motivi validi per richiedere l’affido esclusivo
Il giudice può decidere di non concedere l’affido condiviso nei seguenti casi:
- Maltrattamenti o violenza domestica
- Se il genitore ha avuto comportamenti violenti nei confronti dell’altro genitore o del minore.
- Denunce e condanne per reati di maltrattamenti possono essere decisive.
- Abusi fisici o psicologici sul minore
- Se ci sono segnalazioni di abusi o comportamenti dannosi per il bambino (testimonianze, referti medici, relazioni dei servizi sociali).
- Trascuratezza o disinteresse del genitore
- Se uno dei genitori non si occupa del figlio, non partecipa alla sua vita quotidiana o non contribuisce al mantenimento.
- Dipendenze da alcol o droghe
- Se il genitore ha problemi di dipendenza che possono mettere a rischio il minore.
- Condizioni psichiche gravi
- Se il genitore soffre di disturbi psichici gravi, diagnosticati e documentati, che lo rendono incapace di prendersi cura del figlio.
- Alienazione parentale
- Se un genitore manipola il bambino contro l’altro genitore (accertato da consulenze psicologiche).
Come opporsi all’affido condiviso?
- Raccolta di prove
- Testimonianze di terze persone (insegnanti, parenti, amici, vicini di casa).
- Certificazioni mediche o psichiatriche.
- Registrazioni di violenze o minacce (se consentite dalla legge).
- Denunce e referti ospedalieri.
- Richiesta di una consulenza tecnica d’ufficio (CTU)
- Il giudice può nominare un esperto per valutare la capacità genitoriale.
- Segnalazione ai servizi sociali
- Se il genitore ha comportamenti inadeguati, si può chiedere l’intervento degli assistenti sociali.
- Avvio di un procedimento giudiziario
- Con l’assistenza di un avvocato, si può presentare un’istanza al tribunale per richiedere l’affido esclusivo.
Cosa decide il giudice?
- Se il giudice ritiene provati i comportamenti pregiudizievoli per il minore, può disporre l’affido esclusivo a favore del genitore più idoneo.
- Se la situazione non è grave, può comunque stabilire limitazioni ai diritti dell’altro genitore (ad esempio, incontri solo in presenza di un assistente sociale).
- Se non ci sono prove sufficienti, manterrà l’affido condiviso.
Conclusione
Opporsi all’affido condiviso è possibile solo se vi sono motivi gravi e dimostrabili che mettono a rischio il benessere del minore. È fondamentale raccogliere prove e farsi assistere da un avvocato specializzato in diritto di famiglia per avviare un procedimento in tribunale.
Se hai bisogno di supporto legale, puoi rivolgerti a uno studio legale o ai servizi sociali della tua città.
CASS SU AFFIDO CONDIVISO
La Corte di Cassazione italiana ha emesso diverse pronunce significative riguardanti l’affidamento condiviso dei figli minori, approfondendo aspetti come il principio di bigenitorialità, la gestione delle decisioni ordinarie e straordinarie e l’importanza del benessere del minore.
Principio di Bigenitorialità
Il principio di bigenitorialità garantisce al minore il diritto di mantenere un rapporto stabile e continuativo con entrambi i genitori anche dopo la separazione. Tuttavia, la Cassazione ha chiarito che ciò non implica necessariamente una suddivisione paritaria del tempo trascorso con ciascun genitore. In particolare, nell’ordinanza n. 4790/2022, la Corte ha affermato che la frequentazione paritaria ha natura tendenziale e che il giudice può stabilire un assetto differente nell’interesse del minore, assicurando la soluzione più confacente al suo benessere e alla sua crescita armoniosa e serena.
Decisioni Ordinarie e Straordinarie
In merito all’esercizio della responsabilità genitoriale, l’ordinanza n. 31571/2024 ha affrontato la distinzione tra decisioni ordinarie e straordinarie. La Corte ha stabilito che, nell’ambito dell’affidamento condiviso, le decisioni ordinarie possono essere attribuite al genitore collocatario, mentre quelle di maggiore importanza devono essere prese congiuntamente. Questa distinzione mira a garantire una gestione efficace delle esigenze quotidiane del minore, rispettando al contempo il principio di bigenitorialità.
Interesse del Minore
La Cassazione ha ribadito che l’interesse superiore del minore è il criterio guida nelle decisioni sull’affidamento. Ad esempio, in una recente ordinanza, la Corte ha confermato l’affidamento condiviso di un minore collocato presso il padre, sottolineando che il genitore collocatario può decidere autonomamente sulle questioni ordinarie, mentre le decisioni straordinarie richiedono il consenso di entrambi i genitori.
In conclusione, la giurisprudenza della Cassazione evidenzia la necessità di un approccio flessibile nell’affidamento condiviso, bilanciando il principio di bigenitorialità con l’interesse primario del minore e una chiara distinzione tra le decisioni ordinarie e straordinarie.
CORTE APPELLO VENEZIA SU AFFIUDO ESCLUSIVO FIGLI MINORI
La Corte d’Appello di Venezia ha emesso diverse pronunce significative in materia di affidamento esclusivo dei figli minori, affrontando casi complessi e delineando criteri applicativi rilevanti.
Affido “super-esclusivo” al padre
In una vicenda esaminata dalla Corte, il Tribunale di Venezia aveva inizialmente disposto l’affido esclusivo di un minore al padre, attribuendogli la responsabilità sulle decisioni di maggiore interesse riguardanti educazione, istruzione e salute. Tale decisione era motivata dalle carenze genitoriali della madre, evidenziate da una Consulenza Tecnica d’Ufficio (CTU), che aveva rilevato comportamenti della madre tali da impedire il rapporto tra il figlio e il padre, causando un pregiudizio per il minore. La Corte d’Appello ha confermato tale decisione, sottolineando che l’affido esclusivo era giustificato dalla condotta ostativa della madre nei confronti della relazione padre-figlio.
Ascolto del minore e affidamento
Un’altra pronuncia della Corte d’Appello di Venezia ha riguardato l’importanza dell’ascolto del minore nei procedimenti di affidamento. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3576/2024, ha evidenziato che il giudice non può limitarsi a richiamare le indagini del consulente tecnico d’ufficio, ma deve procedere all’ascolto diretto del minore, salvo che ciò sia in contrasto con l’interesse del minore stesso o manifestamente superfluo. Questo principio è fondamentale per garantire il diritto del minore a essere ascoltato nelle decisioni che lo riguardano.
Conclusioni
Le pronunce della Corte d’Appello di Venezia evidenziano l’importanza di valutare attentamente le capacità genitoriali e il comportamento dei genitori nei confronti del minore. L’affidamento esclusivo viene disposto in presenza di comportamenti gravemente pregiudizievoli per il minore da parte di uno dei genitori, sempre nell’ottica di tutelare il superiore interesse del minore.
Per approfondire ulteriormente, si consiglia di consultare le specifiche sentenze della Corte d’Appello di Venezia o di rivolgersi a un professionista specializzato in diritto di famiglia.
CORTE APPELLO BOLOGNA SU AFFIDO ESCLUSIVO
La Corte d’Appello di Bologna ha affrontato diversi casi riguardanti l’affidamento esclusivo dei figli minori, valutando attentamente le circostanze specifiche di ciascuna situazione per garantire il benessere dei minori coinvolti.
Sentenza del 7 febbraio 2023
In una pronuncia del 7 febbraio 2023, la Corte d’Appello di Bologna ha esaminato una causa di separazione in cui entrambi i genitori richiedevano l’affidamento esclusivo dei figli minori. Il Tribunale di primo grado aveva disposto l’affidamento dei minori ai Servizi Sociali, con collocazione prevalente presso il padre e incontri regolamentati con la madre. In appello, il padre ha chiesto l’addebito della separazione alla moglie e l’affidamento esclusivo dei figli, mentre la madre ha richiesto l’affidamento condiviso con collocazione prevalente presso di sé. La Corte ha confermato l’affidamento ai Servizi Sociali e la collocazione prevalente presso il padre, mantenendo un ampio diritto di visita per la madre, sottolineando l’importanza di preservare la relazione affettiva tra i minori e entrambi i genitori.
Sentenza del 4 aprile 2022
In un’altra decisione, il Tribunale di Bologna ha disposto l’affidamento esclusivo di una minore alla madre, evidenziando le problematiche comportamentali del padre, tra cui un attaccamento morboso e la difficoltà nel porre limiti alla figlia. La perizia tecnica aveva rilevato che il padre utilizzava la figlia come strumento di confronto con la madre, causando un pregiudizio per la minore. La madre, pur presentando tratti ansiosi, è stata ritenuta più idonea a garantire la stabilità emotiva della figlia. Di conseguenza, è stato disposto l’affidamento esclusivo alla madre, con incontri protetti tra padre e figlia sotto la supervisione dei Servizi Sociali.
Considerazioni Generali sull’Affidamento Esclusivo
L’affidamento esclusivo rappresenta un’eccezione rispetto all’affidamento condiviso e viene disposto solo in presenza di circostanze che rendono contrario all’interesse del minore l’affidamento a entrambi i genitori. Tali circostanze possono includere la manifesta carenza o inidoneità educativa di uno dei genitori, comportamenti pregiudizievoli o il disinteresse verso il figlio. La giurisprudenza sottolinea che l’affidamento monogenitoriale è una misura residuale, da adottare solo quando l’affidamento condiviso risulti impraticabile o dannoso per il minore.
In conclusione, la Corte d’Appello di Bologna valuta caso per caso le richieste di affidamento esclusivo, ponendo sempre al centro delle proprie decisioni il superiore interesse del minore e la tutela del suo benessere psicofisico.